“Il principale nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza”.

Una frase pazzesca, spesso attribuita a Stephen Hawking, che oggi è più attuale che mai. Perché? Perché con l’Intelligenza Artificiale a portata di click, siamo tutti a rischio.

Il problema non è accedere alle informazioni. Quello, ormai, è risolto. Il vero casino è che questa abbondanza ci sta dando l’illusione di sapere, quando in realtà stiamo solo diventando più bravi a delegare il pensiero.

E allora la domanda è una, diretta e senza filtri: questa tecnologia ci renderà più intelligenti o irrimediabilmente stupidi? Cominciamo a ragionare.

Il tuo lavoro è già morto (e forse non lo sai)

Pensa al mio mondo, quello del commerciale. Pensa a cosa significava prepararsi per una trattativa importante fino a ieri. Passavi le ore a studiare il cliente, a spulciare il suo sito, il suo profilo LinkedIn, a cercare di capire chi avevi di fronte. Poi ti mettevi lì a scrivere l’email perfetta, a preparare la presentazione, a pensare alla strategia migliore per agganciarlo. Quella era la nostra arte, il nostro mestiere. Era la fatica e l’esperienza che facevano la differenza.

Oggi? Un ragazzino appena assunto, con il prompt giusto, può chiedere a un’IA: “Analizza questa azienda, dimmi quali sono i suoi problemi e scrivimi un’email per il CEO che presenti la nostra soluzione”. E in trenta secondi ottiene un risultato spaventosamente buono.

Questo significa che la nostra esperienza non vale più nulla? Che siamo finiti?
No. Ma significa che dobbiamo reinventarci completamente. Il nostro valore non può più essere solo la preparazione meticolosa o la “parlantina”, perché la macchina in quello è più veloce. Il nostro vero valore diventa la capacità di usare quelle informazioni per creare una relazione umana, per capire le sfumature che l’IA non coglie, per gestire l’emotività di una trattativa e, alla fine, per chiudere. Dobbiamo diventare consulenti strategici, non semplici venditori.

L’unica cosa che conta oggi (spoiler: non è il prodotto)

La stessa rivoluzione, in modo diverso, è già avvenuta con i social. Fino a ieri, il gioco era semplice: costruisci un seguito, una community, e poi proponi i tuoi contenuti a loro. Il numero di follower era la metrica regina. Più ne avevi, più eri rilevante.

Oggi? Tutto cambiato.

Con l’arrivo di algoritmi in stile TikTok, non conta più quanti follower hai. Conta il singolo pezzo di contenuto. Puoi avere dieci milioni di follower, ma se pubblichi qualcosa che fa schifo, non se lo fila nessuno. Al contrario, puoi avere zero follower, ma se crei qualcosa di geniale, può diventare virale in poche ore.

Questo, da un lato, è una democratizzazione pazzesca. Tutti hanno una chance. Dall’altro, però, ha un lato oscuro: spesso, ciò che viene premiato non è la qualità, ma il contenuto scioccante. L’insulto, la polemica, la rissa. Le piattaforme premiano ciò che cattura l’attenzione, non necessariamente ciò che ha valore.

I 3 problemi che nessuno ti dice sull’IA

Torniamo all’Intelligenza Artificiale. Il fatto che questi strumenti siano accessibili a tutti è una figata, ma ci espone a tre rischi enormi di cui dobbiamo essere consapevoli.

  1. L’illusione della conoscenza: È il problema di cui parlavo all’inizio. Confondiamo la conoscenza “esterna” (quella a cui accediamo tramite l’IA) con la conoscenza “interna” (quella che abbiamo davvero capito e metabolizzato). Finisci per pensare di essere un esperto di un settore solo perché l’IA ti ha dato un report perfetto. Ma se ti tolgo lo strumento, non sai nulla. La tua metacognizione è alterata.
  2. L’impatto sul nostro modo di apprendere: Imparare è fatica.
    È un processo fatto di tentativi, errori, frustrazioni e sudore. Non è un viaggio magico. L’IA rischia di darci la scorciatoia, la risposta pronta. Ma senza lo sforzo, senza il “mal di testa” del ragionamento, non c’è apprendimento vero. Ottieni la soluzione a un problema, ma non hai capito perché quella è la soluzione giusta. Non hai imparato nulla.
  3. L’atrofia delle nostre competenze: “If you don’t use it, you lose it”. Se non lo usi, lo perdi.
    Se smettiamo di allenare certe abilità perché le deleghiamo completamente alla macchina, finiremo per perderle. Io stesso, oggi, faccio una fatica boia a scrivere a mano, perché ormai digito tutto sulla tastiera. Stiamo rischiando di “de-skillarci”, di perdere abilità fondamentali, formando generazioni di “saputelli dell’IA” che però, nella sostanza, non sono capaci di fare.

E quindi? Siamo fregati?

No, non siamo fregati. Ma dobbiamo essere svegli. L’Intelligenza Artificiale è uno strumento, un amplificatore. Può amplificare la nostra intelligenza o la nostra stupidità. Dipende solo da noi.

Se sei un professionista, un esperto, e usi l’IA per potenziare le tue competenze, diventerai un supereroe. Se invece sei pigro e la usi solo per avere la pappa pronta, il rischio di atrofizzare il cervello è altissimo.

Il messaggio è questo: non fidarti ciecamente. Metti in dubbio, verifica, approfondisci. Non smettere mai di fare la fatica di imparare. Perché nel momento in cui deleghi completamente il tuo pensiero a una macchina, hai già iniziato a diventare più stupido.

La scelta, come sempre, è tua.